Dall’ altro lato della specie

Libri / Mente e Cura

Libro: “L’Unità”di Nini Holmqvist, Fazi Editore, Aprile 2024

 

A cura di Alina Paoletti, psicoterapeuta

 

Riassunto

L’ “Unità”, un romanzo distopico nel senso meno banale del termine, dove il futuro si allontana dal topos desiderabile e si delinea come un incubo strutturato.

Parole chiave: distopia, psiche, sogno, inconscio

Organizzazione di una distopia

La trama della vicenda è essenziale: la società in cui vive la protagonista, Dorrit, ha diviso la popolazione in “utili” e “dispensabili”. I dispensabili sono persone che, raggiunto un certo limite d’ età, senza figli, vengono considerate non più necessarie alla cosa comune. I dispensabili, in maniera mite e silenziosa, sono confinati nell’ “Unità” (una struttura residenziale organizzata per replicare le attività della vita quotidiana) ed impiegate in sperimentazioni scientifiche, il cui scopo è esclusivamente il progresso ed il sostegno della società degli utili, fino al momento della “donazione finale”. Sarà solo un evento altamente improbabile a risvegliare la protagonista dal torpore della rassegnazione e a dare alla vicenda una svolta dolorosissima.

La ribellione nell’ Eden

Un romanzo, questo, che si gioca sui contrasti: la semplicità della sintassi, la linearità della perifrasi contrapposte alla mostruosità dell’Unità, luogo bellissimo, edonico, necessario a sopire ogni forma di ribellione e rivolta, dove gli ospiti sono mantenuti e preservati, sottoposti e visite e controlli continui affinché i loro corpi rimangano il più possibile integri ed utili. I dispensabili che entrano nella nuova dimensione dell’Unità ne restano quasi affascinati, iniziano e vivere senza preoccuparsi delle necessità materiali e della sussistenza, possono dedicarsi alle loro passioni, alle loro inclinazioni e a coltivare rapporti umani profondi e intimi. Anche gli addetti all’ Unità sono empatici, comprensivi nei confronti dei dispensabili: non vi è mai violenza, coercizione, costrizione fisica ed esiste persino un servizio di assistenza psicologica.

Psiche, sogno e inconscio

Lo psicologo dell’Unità è una figura scarsamente interlocutoria: ha lo scopo di contenere i vissuti dei dispensabili, di intervenire nelle crisi, di pacificare gli animi; ma nulla ha a che vedere con una possibilità di evoluzione, di cambiamento, di consapevolezza. Tutto all’ interno dell’Unità è finalizzato al mantenimento dello status quo. E’in questo sub-universo dove tutto appare sopito che irrompe, però, violentemente l’inconscio della protagonista. Dorrit sogna. E nei contenuti onirici emerge il suo amato cane Jock, una figura d’ attaccamento profondo che delinea la sua sanità di base che, nonostante la disperazione aleggiante, non vacilla. Anche in uno stato di privazione e di alienazione l’inconscio sfugge alle maglie rigide del raziocinio ed emerge in tutta la sua potenza e bellezza.

Ricorsi storici e obsoleta attualità  

Dal punto di vista letterario il romanzo tocca dunque vari livelli di interpretazione, creando un unicum storico difficilmente replicabile: se da un lato riecheggiano criticità emerse in periodi storici non lontani (ma non per questo anacronistiche!), quali quelle della definizione di stato sociale, di socialismo ma anche  di economie di mercato, di regime e controllo, di segregazione, di psicologia di massa, di eugenetica, dall’ altro l’ “Unità”  rappresenta anche un invito a riflettere su questioni di stretta attualità come le politiche sociali a sostegno delle famiglie, il calo demografico dei paesi industrializzati, il  tema dell’ infertilità, le nuove costellazioni familiari e le sfaccettature dell’ identità femminile nella società post-industriale.

Generatività sociale e memoria

L’ interessante assunto centrale del romanzo, il concetto di riproduzione biologica associato a quello di produttività, viene, quindi, contrapposto nella narrazione a quello di generatività che in realtà è traversale e non può essere imbrigliato. Nell’ Unità, infatti, finiscono prevalentemente artisti, intellettuali, bohémiens, persone che hanno faticato ad aderire ad un sistema ma la cui capacità generativa, in realtà, non è intaccata. Se utilizziamo, infatti, un livello più intimo di lettura, quello che emerge prepotentemente dal romanzo è che la mole di “diversi”, i confinati nell’ Unità, è costituita in realtà da madri e padri di pensieri, di idee, di intuizioni, di emozioni universali, tutti concetti questi che, contrariamente al caduco essere umano, hanno la capacità di resistere nel tempo e nella memoria. Nel corso della vicenda lo strumento dell’empatia, della reciprocità e della compassione si affaccia e si eclissa nella protagonista e nei vari attori della vicenda ed anche l’osservatore esterno sarà chiamato a partecipare a questa danza, fra comprensioni e avvicinamenti, fra evitamenti e rifiuti. In tal senso, la narrazione piana di questo romanzo ha l’enorme potere di consentire al singolo di mettere nelle parole la propria storia, di “risuonare” nei passaggi più intimi e salienti con memorie non esplicite; in più passaggi ci si potrà sentire, a seconda della propria personale vicenda, vittime o carnefici, fortunati o perseguitati, arrabbiati o rassegnati, colpevoli o assolti, spaventati o, inconfessabilmente, sollevati. La prosa neutra e frugale diviene così foriera di coloriture e codici interpretativi sempre nuovi, che porteranno il lettore a sentirsi profondamente coinvolto e, quindi, profondamente umano.

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Dall’ altro lato della specie. Tratto dal libro: “L’Unità”di Nini Holmqvist