Il cinema manicomiale e la nascente psicoanalisi
Dal film: La Fossa dei Serpenti di Anatole Litvak
Film antesignano del genere manicomiale girato nel 1948. Litvak dovette faticare molto per trovare un produttore che credesse nella sua idea poiché la storia era considerata troppo scomoda per quegli anni. Il titolo richiama l’antica credenza in base alla quale un malato di mente abbandonato in una fossa di serpenti, un luogo tanto spaventoso da far impazzire una persona sana, sarebbe per inversione guarito dalla sua malattia. Nel film la fossa diventerà il piano più basso del manicomio destinato ai casi più gravi considerati ‘irrecuperabili’.
L’elettroshock e gli albori della Psicoanalisi
Assistiamo alla storia di Virginia, una donna che dopo il matrimonio perderà la memoria risvegliandosi in una clinica psichiatrica senza capirne i motivi. Il film è claustrofobico si viene chiusi con lei in un reparto manicomiale femminile dove il mondo sembra scomparire inghiottito da lucchetti alle porte e sbarre alle finestre.
Virginia, la protagonista, inizierà con il ricovero a sperimentare su di sé le pratiche di cura somministrate nel Reparto 1 dove si trovano le donne ritenute possibilmente trattabili. Iniziano così le terapie dell’elettroshock e dei bagni gelati.
Tra il personale severo formato da anziani medici e alcune infermiere, emergerà la giovane personalità del Dott. Kik, ispirata alla figura reale dello psichiatra Gerard Chrzanowski. Il medico di scuola psicoanalitica, sulla parete del suo studio è spesso visibile un ritratto di Freud, prenderà in cura la donna attraverso i nuovi sistemi delle nascenti teorie analitiche tra ipnosi, libere associazioni, interpretazione del controtranfert e dell’inconscio e tenterà di aiutarla a liberarsi dai traumi e dai conflitti interni che la affliggono.
Il Reparto 8. La discesa nella Fossa dei serpenti
Il percorso di Virginia insieme al Dott. Kik sarà complesso e costellato da ricadute. Tutto il processo di analisi è ben reso, come spesso accade nella realtà non è mai lineare ma alla fine conduce alla catarsi finale.
Il film ha il pregio di poter avere piani differenti di lettura, da una parte la linea quasi documentaristica della triste realtà vissuta all’interno della struttura manicomiale dove nel Reparto 8, delle donne considerate ‘irrecuperabili’, le singole individualità vengono denegate e schiacciate dall’uso di camice di forza e dalla incuranza dei medici che lasciano le pazienti abbandonate nella propria folle solitudine come fossero senza vie d’uscita. E’ in questo luogo di alienazione che Virginia dovrà trovare la forza di reagire alla sua nevrosi e con l’aiuto del Dott. Kik comprendere la radice del suo trauma per superarlo.
L’analisi e la catarsi
Il secondo piano di lettura è la trama che si snoda intorno alla analisi psicoanalitica. E’ attraverso gli incontri con il Dott. Kik, per il quale Virginia sentirà una particolare attrazione, che verrà intrepretata come un transfert della figura paterna, che la giovane donna prima grazie all’ipnosi e poi attraverso i ricordi riuscirà a ricostruire il proprio passato comprendendo l’origine del suo dolore e quindi con un processo catartico poter tornare alla sua vita.
Il percorso di conoscenza procede a ritroso nel tempo fino alla sua prima infanzia per spiegare come il rapporto materno e paterno e i sensi di colpa rispetto ai propri desideri possano generare uno stato di nevrosi acuta, che proprio nel timore che i propri desideri possano realizzarsi, trova il suo maggiore ostacolo. Il meccanismo di rimozione, che con il matrimonio tanto desiderato era venuto meno, farà emergere la crisi. La soluzione arriverà alla donna grazie al medico che metterà in luce quanto il legame indissolubile tra desiderio e realtà e la scelta dell’uomo amato sia stato lo specchio del rapporto con la figura paterna, con tutti i suoi sentimenti di amore e disincanto fatti di rabbia e fantasie alla coscienza imperdonabili.
Un finale questa volta felice ma solo per Virginia e una vittoria per i nuovi metodi della psicoanalisi che si affacciava sul panorama di cura e riabilitazione. Ponendo l’accento sul legame terapeutico paziente/medico che sempre più, negli anni, diventerà la base degli interventi nella psichiatria moderna post manicomio.
Puoi scaricare gratuitamente questo articolo cliccando di seguito